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      A FILIPPO PARBONI - ROMA
     
      Vienna 10 Settembre 1778.
     
      Compisco il mio debito partecipando a V. S. illustrissima il prospero stato di mia salute, e mi auguro occasioni di adempire anche l'altro di cui d'anno in anno mi carica l'esatta compiacenza sua nel pronto pagamento de' termini che vanno scorrendo della mia nota pensione. Tocca a lei il somministrarmene le opportunità onorandomi de' suoi comandi: de' quali avidissimo, con la più grata, sincera e divota stima mi dico.
     
     
     
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      A GIAMBATTISTA PISANI - PALLANZA
     
      Vienna 14 Settembre 1778
     
      Ho con sommo piacere letta la bellissima sua Ode sulla Fede, trascritta nell'affettuosa sua lettera del 23 dello scorso agosto, e l'ho trovata piena di quell'ottimo giudizio di cui il mio signor Pisani è parzialmente fornito dalla Natura, e senza di cui nulla può farsi che vaglia in alcun genere: onde può esserne contento e per la savia condotta e per la felice espressione de' ben adattati pensieri che la compongono. Il rendergli questa giustizia è facile quanto dovuto, ma non così il decidere se abbia egli già occupato il grado di tollerabile scrittore in poesia. In primo luogo non si dà in poesia, secondo il nostro maestro Orazio, il grado di tollerabile: essa, se non è ottima, è pessima. Legga nella di lui Arte poetica attentamente i tredici versi (incominciando dal verso 366 O major juvenum) ne' quali egli dà il precetto e le ragioni del medesimo, e resterà persuaso di questa dura ma incontrastabile verità. Se poi quell'aggiunto di tollerabile fosse un velo della sua modestia per chiedermi s'io lo creda giunto a quel sommo grado al quale convien che ascenda la poesia per esser atta a conseguire il suo fine, cioè d'incantar, di sedurre e di rapire a forza la pubblica ammirazione, non potrei altro per ora rispondergli se non se che i suoi felici talenti e le sue continue applicazioni bastano a farlo sperare.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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