Nel principio dell'ultima che ricevo, data il dì 9 del corrente anno, mi sono lusingato di potermene congratulare seco, esagerandomi ella il contento che prova nell'invidiabile società della illustre casa Pepoli, e per la somma benignità de' generosi ospiti che la raccolgono, e per le distinte persone che la compongono, e per gli eletti trattenimenti che vi si godono, fra' quali l'ammirabile perizia armonica della mia riverita signora Giacinta avrà una così invidiabile opportunità di spiegarsi, e di esigere le meritate approvazioni: ma negli ultimi periodi dell'allegro suo foglio vince l'interna dissimulata ipocondria i ripari fra' quali ha voluto restringerla, e prorompe improvvisamente contro le ingiustizie filosofiche a segno che mi assicura di meritar la mia compassione: onde io non so più se ho da congratularmi seco o da condolermi. Ah, riverita mia signora Giacinta, faccia miglior uso del vivace suo spirito, e chiami in aiuto una sufficiente dose di quella non peccaminosa superbia che in mille incontri delle nostre vicende ci sostiene e non ci contamina.
Renda presente, la prego, il mio grato e profondo rispetto al venerato signor cardinale Buoncompagni; abbia cura di se stessa, e creda me invariabilmente.
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A GIOVANNI GIUSEPPE RAMAGINI - MILANO
Vienna 3 Febbraio 1779.
L'affettuosa obbligante cura di V. S. illustrissima nel procurarmi il contento ch'io provo nel considerarmi possessore della da me ignorata, e non mai meritata, parzialità di due ornatissime dame, e su la fede d'un assertor così degno, mi conferma nell'antica fiducia di goder io tuttavia la tenera e da me sempre ampiamente contraccambiata amicizia del mio caro e riverito signor abate Ramaggini.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Pepoli Giacinta Giacinta Buoncompagni Febbraio Ramaggini
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