Duolmi solo ch'egli scelga le mie fanfaluche per armi da battersi cogli stranieri: ma il fragile ramuscello fra le mani di un suo pari può diventar la clava d'Alcide. Addio, caro amico. Conservatevi, e continuate sempre a credermi.
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A SALVATORE PIGNATELLI DI BELMONTE - NAPOLI
Vienna 15 Febbraio 1779.
Mercé la solita velocità dell'infauste novelle, era stato già prevenuto il veneratissimo foglio di Vostra Eccellenza del 26 del 1779 dalla crudel notizia dell'irreparabil perdita dell'eccellentissima signora principessa sua madre, e così antica e dichiarata mia benignissima protettrice; onde questo mi ha ritrovato già immerso nella mia profonda afflizione e mi ha ravvivate tutte le immagini funeste della sua, la quale è sì giusta e sì grande che ha dritto d'interamente occuparmi e di farmi dimenticar di me stesso.
Sarebbe mio desiderio e mio debito il suggerirle argomenti onde procacciarsi consolazione; ma quali posso io produrre che un suo pari non sappia, e che a fronte dell'imperiose leggi della natura non abbian bisogno del soccorso del tempo per divenir efficaci? Ne ha ben saputo somministrare a me la parziale bontà dell'Eccellenza Vostra, poiché nella tenera e confidente effusione d'animo colla quale non solo non mi ricusa, ma mi procura compagno nel suo dolore, mi dimostra quanto compenso della mia perdita mi sia permesso di sperare nella costante sua ereditaria e propria benevolenza e mi assicura che potrò arditamente continuarle quindi innanzi gli omaggi della riverente servitù mia, che incominciai ad offrirle quando era ella ancor tra le fasce; e che non lascerò mai di ripetere confermandomi sempre col più giusto, col più sincero e col più grato ed ossequioso rispetto.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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