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A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - BOLOGNA
Vienna 25 Febbraio 1779.
Sempre mi consola, amatissimo gemello, la vista de' cari vostri desiderati caratteri, ma particolarmente quando mi assicurano che godete qualche respiro nella vostra, al par della mia, sempre ondeggiante salute. Io non ardisco lagnarmi apertamente delle mie perpetue stirature dei nervi, specialmente della testa, perché, ingannati dall'esterna apparenza, tutti si congratulano del mio florido stato quando appunto io mi trovo fra gli ultimi eroismi della mia stanca pazienza: onde sono costretto (per non esser creduto privo di senno) a render continue grazie a chi si rallegra meco dei miei malanni. Ma che far, caro amico? Quello che dat nive sicut lanam, sa i limiti delle nostre forze: onde rimettiamoci alla paterna sua cura e continuiamo a vogare.
Non dubito che il vostro bel cuore mi abbia compatito nella crudel mia perdita d'una così degna, così antica e così costante amica quale si è per il corso di mezzo secolo ed oltre meco invariabilmente dimostrata la degnissima signora principessa di Belmonte. Di tali perdite non è possibile consolarsi, perché non è possibile di sperarne compenso: onde continuate a compatirmi, siccome continuerò io a conservar sempre viva nell'animo questa tanto dolorosa quanto venerata memoria.
Addio, caro gemello: fate gradire i miei grati rispetti al signor marchese, alla signora marchesa Spada ed al signor abate don Giuseppe Pignatelli contraccambiate con l'animo i miei teneri abbracci, e credetemi sempre.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Febbraio Belmonte Spada Giuseppe Pignatelli
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