Benché avidissimo di ricever novelle della cara e stimatissima vostra persona, non vi ho mai accusato però di negligenza nel provvedermene, sapendo molto bene da qual folla d'inevitabili affari d'ogni genere voi dovevate costì trovarvi oppresso al vostro ritorno in Italia; onde vi sono gratissimo della giustizia che mi rendete credendomi sempre, a dispetto del lungo silenzio, il medesimo tenero amico ed esatto conoscitore del merito vostro, de' vostri distinti talenti, della merce letteraria di cui gli avete arricchiti, ma sopratutto di que' dolci ed illibati costumi che vi renderan sempre grato ai vostri simili e ch'io conserverò sempre fra le più care ed onorate reminiscenze.
Non mi parlate, vi prego, di teatri, né tragici né comici. I primi, che io (per quanto le mie forze hanno permesso) ho procurato di render più ragionevoli, congiurano presentemente a combattere il senso comune, ed i secondi, a fronte de' numerosi e mediocri e buoni ed eccellenti esemplari che ce ne han somministrati i Francesi, non han trovato ancora in Italia un imitator tollerabile, verità ben mortificante per la nostra nazione. Ma questa materia è troppo abbondante per uno stanco ed annoso scrittore, il quale, benché in apparenza par che si trovi nello stato in cui lo avete lasciato, è soggetto in sostanza alle universali leggi della natura. I signori consigliere Martines, don Domenico ed Ercolini vi rendono ampio contraccambio della vostra obbligante memoria; ed io teneramente abbracciandovi mi confermo pieno d'amore e d'ossequio.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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