Io per obbligo di carità cristiana son tenuto a far voti contro i terremoti, ma temo d'irritar lei che gli esperimenta benefici. Sarebbe un ottimo mezzo termine il provarle che i terremoti non possono essere le fisiche cagioni delle sue contentezze: ma per far queste prove bisogna ricorrere alla Filosofia: nome da lei proscritto, abborrito e detestato. Sicché per uscir da tante dubbiezze io concepirò con tal cautela la formula del mio voto, che implori nel tempo stesso e l'estirpazione de' terremoti e lo stabile e diuturno accrescimento di quella virtù elettrica alla quale ella si dichiara debitrice di tutte le sue felicità.
La lettera da lei fatta scrivere a me dal sacro suo segretario prima d'andare in villa non ha trovata la via della mia casa: onde non ho potuto rispondere: e mi prometto dalla sua giustizia ch'ella non avrà creduta mia disattenzione una non rara colpa della frequente irregolarità delle poste.
Si compiaccia, la supplico, di esser costì mia commissaria per render grate alle riverite persone che di me parzialmente si rammentano le proteste del mio dovuto rispetto. Intendo di fargliene in questa lettera un'ampia procura, con l'alter ego da valersene quando le sue faccende domestiche le concederanno tanto d'ozio ch'ella possa trasportarsi dalla sua alla veneratissima casa Pepoli. Ma il trovarsi in ozio non sarà molto facile. È troppo visibile ch'ella niuna cosa tanto abborrisce quanto il padre di tutti i vizi. Mi conservi la sua stimatissima grazia: e mi creda sempre.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Filosofia Pepoli
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