Me ne congratulo, e per riconoscenza le auguro soggetti più degni di lei e meno sterili di me, che non lascio intanto di sentire di quanto le son debitore, e che non cesserò mai d'essere colla dovuta ossequiosissima stima.
     
     
     
      2503
     
      A PADRE FRANCESCO MARIA DA BOLOGNA - BOLOGNA
     
      Vienna 1 Maggio 1780.
     
      Il mio molto reverendo padre Francesco Maria, sempre eguale a se stesso, non trascura occasione per obbligarmi. L'avviso del suo ritorno in patria dopo l'apostolica sua e meritoria spedizione, eseguita con quel frutto de' suoi ascoltanti e con quella gloria che meritan sempre e sempre conseguiscono i sacri suoi sudori, mi ha sommamente consolato, così perché lo considero meno da me lontano, e perché veggo a prova ch'io son sempre in possesso dell'invidiabil luogo che mi ha conceduto nel suo bel cuore, e perché parmi d'essere a parte del contento provato dal mio gemello nelle felici ore seco passate, come per la ferma speranza ch'io ho nella misericordia divina, che vorrà serbarmi al sospirato piacere di rivederlo un'altra volta sotto questo meridiano, dove è tanto desiderato.
      Monsignor Perlas e la signora contessa di Figuerola contraccambiano con usura le sue obbliganti espressioni, ed io, pregandolo a condire con la sua eloquenza i miei teneri sentimenti per il caro gemello, con quella brevità che si è resa ormai per me inevitabile, ma con la più sincera ed ossequiosa gratitudine mi confermo.
     
     
     
      2504
     
      A SAVERIO MATTEI - NAPOLI
     
      Vienna 17 Maggio 1780.
     
      La lunga tardanza dell'arrivo costà del mio caro Panzini non lascia di turbarmi alcun poco: particolarmente col probabile sospetto ch'egli possa aver scelta una lunga navigazione, che sempre è soggetta a strane vicende.