Queste verità esigerebbero lunghe cicalate, ma ciò che non è possibile a me di spiegarle in iscritto ella leggerà nell'ultimo, cioè nel duodecimo volume della magnifica edizione che dà presentemente in Parigi il dotto e diligente signor abate Pezzana di tutti gli scritti miei, editi ed inediti; fra' quali in un mio Estratto della Poetica d'Aristotile io ho, già da molti anni fa, ciò che son capace d'intendere intorno agli obblighi del poeta ed all'origine e natura dell'imitazione e del verisimile prolissamente e candidamente confessato a me stesso, ed or, sopraffatto dalla debolezza paterna di veder signorilmente abbigliati i miei figliuoli, mi son lasciato sedurre dall'istanze del parzial editore a sottoporlo al giudizio del pubblico. Ma a noi. Il soggetto della sua tragedia non può esser tratto da fonte più venerabile. La condotta della sua favola è ingegnosa, naturale, ha tutto l'inaspettato che il soggetto permette e mostra il buon senso dello scrittore, che ha saviamente evitati quei passi del suo grande originale che mal sarebbero convenuti alla scena. I caratteri son veri e costantemente sostenuti; né son neglette, anzi vivamente espresse, quelle passioni che ponno mettere in tumulto il suo soggetto. È vero che ella avrebbe potuto introdurne delle più popolari in qualche personaggio subalterno, ma non si penta d'averlo trascurato. È troppo difficile con tal artificio lo sfuggire uno de' due inconvenienti, o di non dar sufficiente vigore all'azione aggiunta o di scemarne alla principale.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Parigi Pezzana Estratto Poetica Aristotile
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