Ed in fatti, toltone la sanità del corpo e della mente, la scarsezza de' rimorsi e de' desideri, ed una adattata, dotta e costumata società, qual mai più solido bene possiamo proporci in questa incomoda, sporca e pericolosa umana osteria? Io procuro d'imitarvi, ma il mio temperamento e la mia situazione non mi secondano: le antiche ostinate persecuzioni de' discoli nervi miei, che da tanti anni (come v'è noto) non lasciano di tormentarmi, ed il tumulto della gran Corte in cui vivo, dal quale tutta la mia ritiratezza non è sufficiente a difendermi, non sono droghe giovevoli a procurarmi la pace della quale abbisogno: sicché, disperando di poter cambiar le mie circostanze, m'affatico a mettere in equilibrio con esso loro la mia stanca pazienza. La festiva ed eloquente descrizione de' vostri onesti ed ingegnosi trattenimenti sanesi me ne ha fatto gustar gran parte, e mi sono sommamente compiaciuto che la nostra valorosa signora Livia abbia scossa la sonnolenza nella quale lasciava languire i suoi distinti talenti, e vi prego di congratularvene seco a mio nome, essendole mallevadore della costanza del mio rispetto. Farei anche sulle vostre relazioni un complimento all'altra Musa che ha costì spiegata così felicemente l'armonia della sua voce e la vivacità della poetica sua fantasia, ma, non avendo la sorte di conoscerla, rimetto al vostro arbitrio l'esporlo, se sperate che possa gradirlo. Sono oltre modo sensibile alla gentile e parzial memoria che di me conserva cotesto stimabilissimo signor cavalier Pecci, qui mores hominum multorum vidit et urbes.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Corte Livia Musa Pecci
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