Ma se ella non vuol crudelmente rinfacciarmi la mia insufficienza senile (insulto che temer non posso dal suo bel cuore), a che con tanta efficacia mi sprona e mi sollecita a cantar le lodi della perduta mia benefica protettrice e padrona? Se crede che me ne manchi il desiderio, mi fa un torto troppo ingiurioso: e se me ne suppone le necessarie facoltà, mostra inverisimilmente d'ignorare le numerose Olimpiadi che mi gravitano sul dosso, e pretende frutti degni d'essere offerti in tributo all'immortal nostra eroina da un povero esausto terreno, per tanti e tanti anni sempre sottoposto senza alcun riposo all'aratro. Cessi dunque di più animarmi a cantare e di volermi esporre in tal guisa al rischio di risvegliar alcuno che mi consigli, con più giustizia, a tacere. Si approfitti ben ella del florido suo stato e del dichiarato favore delle canore sorelle, e mi consoli del doloroso, ed involontario ozio mio con la continuazione dell'amor suo che sarà sempre con usura contraccambiata dall'ossequiosa, grata ed affettuosissima stima con cui mi confermo.
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A SAVERIO MATTEI - NAPOLI
Vienna 14 Maggio 1781.
Ignorerei ancora l'esistenza della vostra sublime cantata maestosamente funebre, se ier l'altro non me ne avesse provveduto la posta. Ho trovato in essa ciò che sempre mi prometto dalla vostra portentosa fecondità ed eletta dottrina, e senza ingannarmi mai: e perché per virtù d'amore mi credo sempre a parte delle vostre lodi, mi dichiaro debitore a proprio nome all'eccellente signor maestro Rispoli, all'impareggiabile signora De Amicis ed alla sua abilissima signora Peppina della diligente cura con la quale hanno tanto conferito a render sensibile il merito di così perfetto componimento.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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Olimpiadi Rispoli De Amicis Peppina
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