Tutta l'Europa, che ha con tanto diletto ed applauso letta ed ammirata (ma non già tutta perfettamente intesa) la storia de' fatti del rinomato Don Ghisciotte, sarà gratissima alla benefica e faticosa cura di chi con tanti sudori gliene agevola ora l'intelligenza. Ed io che non solo mi trovo nel numero di tanti debitori, ma che mi sento particolarmente soprafatto dall'onore non meritato d'un dono di sì gran pregio, risento più vivamente del solito le dure conseguenze della grave età mia, che mi defrauda delle fisiche facoltà di dare sfogo alla mia gratitudine con le più diffuse e ben dovute lodi, così dell'opera come della parziale benignità del mio benevolo donatore: e son forzato a ristringermi ad implorar la permissione di valermi del quasi ormai immemorabile possesso della servitù mia con tutta l'eccellentissima sua Casa, ripetendomi specialmente col più profondo rispetto.
     
     
     
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      A GIUSEPPE PEZZANA - PARIGI
     
      Vienna 10 Novembre 1781.
     
      Non è occorso, caro signor Pezzana, alcuno sbaglio nel nostro carteggio. Io ho ricevuto tutte le vostre lettere, ed a tutte ho risposto a tempo debito fuori che alle due ultime, alle quali non poteva rispondere prima dell'arrivo de' tomi settimo, ottavo e nono; onde, calcolando meglio, non mi rimproverate di negligenza. Pochi giorni dopo che l'Artaria fu possessore dei nuovi tomi, mi recò in persona quelli che mi appartengono; ed io, per potervene dir qualche cosa, ho pur avuto bisogno d'alcuno spazio di tempo.
      Il piego delle mie lettere, che ha fatto naufragio, è venuto certamente a Parigi, ed ivi certamente l'ha fatto; ma per me è troppo rincrescevole la ricerca delle cagioni delle disgrazie che ha sofferto, e trascuro di verificarle; onde ho prevenuto il vostro consiglio facendole trascrivere di bel nuovo, con l'aggiunta di un paio che trattano di musica e s'accordano con quelle del signor Mattei.