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      Non entriamo nella coraggiosa universal licenza di parlare e di scrivere e di pensare. La facilità con la quale s'intraprende la riforma dei stabiliti dalla pratica antichissimi sistemi, prova che non se ne conosce la difficoltà, e dee per necessità urtarsi in iscogli non preveduti ed insuperabili, e si abbatterà l'asilo dove da tanto tempo si abita, senza avere stabilito dove refugiarsi. Addio, mio caro e venerato monsignor Gervasio: conservatevi, ed adempite le mie speranze che vi aspettano sulle soglie del Vaticano.
     
     
     
      2601
     
      A FRANCESCO GRISI - ALA
     
      Vienna 3 Febbraio 1782.
     
      Oppresso dal freddo indiscreto che a tradimento ci ha sorpreso, dalle lettere officiose del nuovo anno, e dagli impertinenti insulti dei miei nervi della testa, che in questa stagione sono in possesso di tormentarmi, non mi trovo in istato di leggere né di scrivere se non con grandissimo incomodo: onde non vi meravigliate della mia brevità, anzi mettetemi a conto di merito che voi siete il solo per il quale prendo oggi la penna per ringraziarvi della costanza dell'amor vostro, per assicurarvi del giusto contraccambio del mio e per rallegrarmi con esso voi della cristiana rassegnazione che protestate ai voleri dell'Altissimo, che sa meglio di noi i nostri veri bisogni e che facendo ciò che a lui pare farà sempre meglio di quello che sapremmo dimandare noi. Adesso, caro signor Grisi, non vi stancate di riamarmi, che io non cesserò mai d'essere con tutto l'animo.
     
     
     
      2602
     
      A FRANCESCO BONSIGNORI - LUCCA
     
      Vienna 6 Febbraio 1782.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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