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      A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - BOLOGNA
     
      Vienna 11 Febbraio 1782.
     
      Oh questa non me l'aspettava da voi! Dopo tante tenerezze, dichiararvi pubblicamente mio rivale in poesia; e perché non possa dubitarne, mandarmene fede autentica, segnata da due testimoni d'ogni eccezione maggiori, e da me sommamente onorati ed amati. E come s'accorderà fra noi il rancore della rivalità di mestiere con la tenerezza gemellica? Questo sarebbe uno sforzo inutile. Buon per voi che la vostra lettera è venuta ad accendere la mia poetica bile in tempo ch'io non era abile a scrivere non solo per gli stiramenti de' nervi della testa, ma per un panereccio, cioè pe no mmardetto punticio (in buona lingua de lo Lavenaro) nel miglior dito della man dritta, che mi ha obbligato a ricorrere al chirurgo cesareo per liberarmene, il che non ho ancora affatto conseguito.
      In quel primo impeto della mia gelosia di mestiere sa Dio a quali escandescenze sarebbe trascorsa la penna. Ma cambiamo proposito, perché sento che parlandone si risveglia l'irascibile, e non vorrei che la voglia di vendicarmi, rendendovi la pariglia in musica, mi riducesse a qualche strana risoluzione. Fate dunque pure quanti versi vi piace: vi perdono l'insulto, ed in virtù dell'unione gemellica, crederò d'averli fatti io medesimo. Non so di quale flotta mi parlate: se s'intende di vostre poesie sia la ben venuta, ma protesto contro tutte le altre. Io non posso più scrivere. Fate voi le mie parti e quelle della signora Martines con voi medesimo, coi degnissimi notaro e testimoni, ed accettate in un milione di teneri abbracci il pegno della nostra reconciliazione, coi soliti vasi a pezzechillo.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Febbraio Lavenaro Dio Martines