2605
A GIOVANNI PAISIELLO - PIETROBURGO
Vienna 1 Marzo 1782.
Le conseguenze dolorose della grave età mia ed il soverchio abuso da me fatto della mia povera testa per tanti anni mi ha costretto da molto tempo in qua a far divorzio dalle Muse. Una prova incontrastabile della mia pur troppo vera fisica insufficienza è il silenzio nel quale son rimasto nell'irreparabil perdita dell'augusta mia benefattrice, protettrice e padrona l'imperatrice regina. Tutti i poeti d'Europa e tutti quelli che han creduto d'esserlo l'hanno pianta e cantata in versi, fuor che io, che più d'ogni altro lo avrei dovuto e voluto. Ma senza questa insuperabile difficoltà, io non sarei disposto a secondare l'idea del mio tanto amato quanto ammirato signor Paisiello nell'aggiunta dell'immaginato quartetto. Non me ne piace il sito: esso ha troppo stretta parentela col Coro per l'accoppiamento delle varie voci insieme, ed è difficile il trovar pensieri non detti antecedentemente e degni di adornare un componimento verso il fine. Il mio involontario ritegno esige compatimento e non perdono; lo spero dall'impareggiabile signor Paisiello, e sono come sarò sempre invariabilmente.
2606
A GIUSEPPE PICCINNI - PARIGI
Vienna 9 Marzo 1782.
Benché con penosa difficoltà, che la grave età mia mi cagiona nei due mestieri di leggere e di scrivere, ho pur letta la versione delle note lettere fatta dall'abilissimo signor Picinni, e rispondo brevemente come posso al gentilissimo foglio del felice traduttore. Egli mostra nel suo ingegnoso lavoro il talento poetico di cui la Natura gli è stata prodiga, e che promette luogo distinto in Parnaso alle studiose sue applicazioni.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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