Non le mando per ora il sonetto né il dramma, perché non è per anche terminato di metter in pulito; ma non troverà in esso neppur l'ombra di chi dovrebbe abitare fra le Muse. Mille cancherini, e seguentemente un orrido raffreddore mi ha abbattute le forze e sconocchiato affatto lo spirito: onde non può non essere che languente ogni mia produzione. Tuttavia la supplico di non isgradirle come saranno; ed intanto ho il vantaggio di rassegnarmele.
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A UN CAVALIERE MODENESE - PARIGI
Io non credetti mai che il mio poemetto dovesse salir tant'alto ne' di felicità, né di onore, che mi potesse fare invidioso del suo bene. Che l'andar per le mani e per le bocche di tutta l'Italia, l'essere stato già tante volte spettacolo de' teatri e di città principali, l'avere monti e mari sì prestamente varcati, l'essere alle straniere più nobili regioni divenuto sì caro e tanto domestico che nelle lingue loro già sappia favellare, e penetrando a quei famosi regni dell'Oceano che divisi si chiamano dal nostro mondo, aver avuto da loro e il pregio della stampa e l'onore della scena e l'applauso de' popoli: tutti questi sì grandi ed eccessivi favori non ebber mai forza di fare in me quell'invidia che ha fatto l'avviso di Vostra Eccellenza, che il mio poemetto sia divenuto le delizie di coteste bellissime e non mai abbastanza esaltate e riverite dame di Francia. Ho sempre grandemente desiderato di veder cotesto regno in ogni cosa sì grande, sì bello, sì poderoso, sì nobile e sì maraviglioso; ma ora veramente confesso che mi sento rapire dal cortesissimo invito, e di padrone che tanto pregio, e di dame che tanto venero ed inchino; ed è il mio desiderio tanto eccessivo che, non potendo né tollerarlo né adempirlo, si è convertito in pena.
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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano 1954
pagine 1264 |
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