Il qual carico con che felicità lo sostenesse e con che giubilo e stupore di quella venerabile corona, si può dall'evento argomentare. Però che viveva allora il serenissimo duca Guglielmo di Mantova, della cui gloriosa memoria è stato tanto scritto. Era quel prencipe di grandissimo ingegno, cosí profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si discerneva qual fosse maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di tutte le scienze et arti, sino nella musica. Non aveva un ingegno circonscritto, che, mentre s'applicava alle lettere, scemasse di quello che conviene ad un saggio governatore de' popoli. Concorrevano alla sua corte, come di prencipe virtuoso e buon mecenate, da tutte le parti quelli che nelle scienze et arti avevano qualche straordinaria eccellenza, e tutti abbracciava, favoriva e largamente tratteneva. E 'l vescovo Boldrino, pastore di quella chiesa, con essempio di cosí virtuoso prencipe faceva il medesimo. Egli ancora attendeva alla cura pastorale con ogni carità, pietà e sollecitudine, massime in provedere di lettori nella sua catedrale. Fu un singolar incontro che il duca, informato dell'erudizione di fra Paolo, ricercò i superiori di ponerlo di famiglia nel monasterio di San Barnaba di Mantova, e l'onorò del titolo di suo teologo; e 'l vescovo lo fece lettore nella sua catedrale della teologia positiva di casi di coscienza e delli sacri canoni. Ne' quali carichi, come servisse, con che stupore, non occorre narrarlo, che può esser creduto da ciascuno.
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