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      Tutte le persone letterate che capitavano a quella corte trattavano anco seco, perché egl'era di già cosí passato avanti in tutte le scienze, che non solo dava sodisfazzione a tutti, ma gli lasciava con maraviglie, perché in ciascuna era cosí profondo, anco in quella giovenil età, come se in quella sola versando avesse applicato tutto lo studio. Et il servizio di quel prencipe non richiedeva meno. Perché secondo che alla sua corte capitavano persone di varie professioni, voleva che 'l suo teologo trattasse e disputasse con loro di tutte le cose che venivano sul tappeto. Et egli stesso sempre moveva di fatto qualche quesito stravagante, et alle dispute publiche, ove si trovava sprovistamente, comandava a fra Paolo di argomentare a qualche conclusione, alla quale non s'avrebbe pensato. Come tra l'altre una volta (che servirà d'essempio d'altri infiniti) in una tesi teologica, che Cristo nostro Signore morisse d'età di trentatré anni, nel che ogni mediocre ingegno sarebbe stato bene impacciato. Ma fra Paolo, col confronto degl'evangelisti per la Pasqua, come se avesse sotto l'occhio tutta la concordanzia evangelica, e con allegazioni d'Eusebio, con stupore di tutti di quell'intelletto, ridusse a sí stretto passo il rispondente di dire d'Eusebio: "Historia est, non vera narratio"; et il duca diede nelle risa, dicendo: "Padre, istorie sono a voi queste di sant'Alessio del vivo e del morto, e l'altre che vendono i ceretani". E con questo susurro finí la disputa.
      Produce la natura a certi tempi ingegni cosí atti a qualche scienza particolare, ch'in molte età poi non se ne vede di simili.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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