[L'elezione a padre provinciale]
E nondimeno il bisogno della sua provincia, l'instanzia degl'amici, lo rivocarono alla patria in Venezia et alla sua provincia, ove quasi incontanente cedendo tutti i maggiori d'età ad un'eminenza di virtú e d'integrità piú ammirabile ch'esprimibile, essendo già passato per i gradi che le leggi del suo ordine statuiscono, di studente, di bacigliere e di maestro, ch'è il titolo de' dottorati in teologia, et anco aggregato un anno inanzi al famosissimo collegio patavino, fu con applauso universale (1579) creato provinciale, ch'è quello ch'ha il governo di tutta la provincia, con un'aggionta ancora, che governasse come regente lo studio, che cosí si chiamano i lettori di sacra teologia.
Quel gran prencipe, che nel morire ricercò dagl'amici circostanti l'applauso, diede ad intendere ch'in ogni vocazione, o grande, o picciola, non resta defraudata della sua lode chi bene si porta. Non sono le dignità tra religiosi cosa di gran rilievo, chi le considera per gl'utili o splendor esterno; ma il sostenerle con la debita carità e prudenza non è di molti. In questi insegnò il padre Paolo una strada a' successori, per la quale caminando, hanno potuto con somma riputazione venirne al fine. Ne' giudizii diede saggio d'una rettitudine inflessibile, e quello che poi per tutta la sua vita ha rigorosamente osservato, di mai ricevere donativo, per minimo che fosse, di mai ammettere altro offizio in materia di giustizia, se non d'accelerazione e spedizione. E si può interpellare chiunque sia, se mai in alcun carico, o nella religione, o fuori, ha ricevuto da chi che sia tanto quanto s'asconderebbe nell'occhio.
| |
Venezia Paolo
|