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      E si burlava il padre con chi gli riferiva aver veduto far l'oro, e diceva: "Vedremo dunque quello ch'ha detto il chaus". Perché, essendo allora a Venezia venuto uno di quei nunzii da Constantinopoli per negozii che si chiamano chaus, sentendo quel chaus che colui faceva l'oro, alla laconica, come quella nazione usa, altro non disse, se non: "Il gran signore dunque verrà a servirlo". Et il padre, che tanto volentieri ragionava con chi professava la distillazione, come v'entrava l'umor dell'oro non gl'avrebbe parlato per assai, perché tutta la sua essercitazione era per la sola cognizione della natura. In che ponno li piú gran medici dell'età nostra testificare la grandezza del suo sapere, le molte cose da lui ritrovate e communicate ad altri di tale professione, che se ne sono onorati.
      Né effetto ammirando, né proprietà occulta, né cosa è scritta et esperimentata, che non vedesse et essaminasse. Et oltre l'umano credere era versato in tutte le cose di quell'arti, che pareva ch'in quelle sole avesse collocata tutta l'età. In questo tempo, e molto piú anco negl'anni seguenti, s'essercitò nell'anatomia di tutte le sorti d'animali, per il piú de' vivi che gli capitavano per le mani, e gli tagliava esso medesimo. Particolarmente l'anatomia dell'occhio l'aveva cosí perfetta, che non si sdegnava l'Acquapendente allegare, e nelle lezzioni, e ne' libri stampati, l'autorità del padre Paolo. E quel cosí celebre uomo, come parlava di lui, ne parlava come dell'oracolo di questo secolo. Oltre l'altre erudizioni, era molto versato nella cognizione delle proprietà de' semplici, della natura de' minerali, de' metalli, di maniera che non fosse scibile quello ch'in tali professioni egli non sapesse.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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