In quei tre anni ch'abitò in Roma, oltre la prudenza incomparabile con che trattò i negozii della religione, fu conosciuta la sua grand'attitudine a cose maggiori, e d'ordine del sommo pontefice intervenne in diverse congregazioni, ove faceva bisogno discorrere nell'azzioni occorrenti sopra difficoltà importanti in dottrina. In queste conobbe e prese strettissima familiarità col padre Bellarmino, ch'interveniva nell'istesse e fu poi cardinale, e durò l'amicizia sin al fine della vita. Conobbe anco il dottor Navarro, ch'allora era in Roma per la causa famosissima dell'arcivescovo di Toledo, e narrava con molto gusto d'aver molte volte avuto ragionamenti con uno de' dieci compagni del padre Ignazio ch'ancor viveva, e credo fosse il padre Bobadiglia; nel che però non vorrei errare. Ben ci è memoria che spesso lo ritrovava a far essercizio in certi luoghi rimoti, e che gli pareva pieno d'una santa semplicità, e gli diceva liberamente non esser mai stata la mente del padre Ignazio che la sua compagnia si riducesse qual era, e che, se fosse ritornato al mondo, non l'avrebbe riconosciuta, perché era ogn'altra cosa da quello ch'ei l'aveva fatta.
Col cardinale Santa Severina, protettore, come si portasse, si vidde che, solo di tanti, si partí con sua buona grazia e riputazione: che non è poco con un prelato che, quelli che gl'andavano a verso senza contradirgli, chiamava uomini da poco et adulatori; e quelli che vivamente se gl'opponevano e dicevano intrepidamente le sue ragioni, odiava come troppo liberi et arditi.
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