Nella quale per prevalere, essendo già entrato in tanta grazia della corte ch'è stato un stupore, e particolarmente del cardinale protettore, ch'era anco capo del Santo Offizio dell'Inquisizione, presentò la lettera con la cifra; per la qual presentazione, se ben il cardinale non trovò buono il procedere per via del Santo Offizio, come maestro Gabriello s'era dato a credere, mostrò però implacabile indignazione al padre; et al solito della moltitudine, che si volta ove il vento spira, benché si riducesse alla sua quiete, senza intromettersi piú nel governo, vedendo il male insanabile, con tutto ciò ne fu molto travagliato, non nella sua persona, nella quale mai né tutta l'arte, né la violenza poté trovar un neo ove attaccarsi, ma ne' suoi amici, che non essendo essenti dalli diffetti ordinarii, non solo venivano esclusi dalli gradi et onori, ma ogni peccato veniale vi si cangiava in mortale colpa. Et il Santa Severina v'adoperò anco l'auttorità del Santo Offizio, della cui congregazione era capo, con maniere cosí strane e fini cosí bassi, ch'io non ardisco poner i casi che mi sono stati dati in nota, perché troppo gran scandalo arrecherebbono al mondo. Vi è però la medicina, che tutti i fatti inquisiti, con le sue commissioni in ricorso a Roma trovarono giustizia.
[Persecuzione contro un amico di Sarpi]
Tra i disturbi gravi del padre, di che si parlerà poi, fu questo uno. Vi era un fra Giulio da Codogno, vecchio confessore, il quale per esser d'una bontà irreprensibile e con una semplicità nota a tutti, aveva molto concorso alle confessioni, con notabile emolumento d'elemosine.
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