E dopo longa concertazione nel deputar i giudici dal cardinal Santa Severina protettore, perché essendo la religione in fazzioni, quello ch'uno proponeva, l'altro lo ricusava, finalmente il papa, ch'aveva già conosciuto il padre Paolo, finí le liti e comandò ch'andasse a vedere quella causa. Cosí gli convenne andar a Bologna, ove stette molti mesi, trattando quella noiosa causa. Perché avendo ottenuto il generale, che di quella si dasse parte, di passo in passo, all'auditore del Torrone, essendovi anco alcune cause criminali importanti, e fu nelle carceri publiche, piú volte vennero in disparere di quello che fosse da ragione, e conveniva scrivere et aspettare da Roma le risposte. E fu notabile ch'in tutti i ponti controversi fu sempre approbata l'opinione del padre, con tutto che gl'auditori sogliano esser soggetti consumati ne' giudizii. Terminò i processi e la causa la morte del generale; seguite però dal padre alcune sentenze de' frati.
[Il ridotto Morosini, la "Nave d'oro" e il circolo padovano del Pinelli]
Tornato il padre a Venezia, ripigliò i suoi studii e la sua ritiratezza da tutti i negozii, frequentando le sue solite virtuose conversazioni, et il mezato del signor Andrea Morosini, nominato di sopra, era diventato molto numeroso, perché vi concorrevano gran parte di quelli che facevano professione di lettere, non solo della nobiltà, de' quali i soggeti tutti sono riusciti grandi senatori e come stelle in questo firmamento della Serenissima Republica per bontà, religione, dottrina e prudenza civile, ma anco v'erano ammessi d'ogni sorte di virtuosi, cosí secolari, come religiosi, anzi tutti i piú letterati personaggi che capitassero in Venezia, o d'Italia, o d'altre regioni, non averiano mancato di trovarsi in quel luogo, come in uno de' piú celebri consecrati alle muse.
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