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      Ma riceveva in particolare gran gusto in sentire quelli ch'erano stati per i luoghi, et oculatamente sapevano dare certa relazione de' siti, de' popoli, de' costumi e delle religioni, avendo conceputo un desiderio inestinguibile di peregrinare.
      Del signor Bernardo Sechini, patrone di quella bottega, era, tra gl'altri, un figlio che vive ancora, d'ingegno molto superiore alla professione ch'essercita, cosí per aver bene studiato in Lovanio, come anco che la natura non è cosí maligna, o parziale, come viene accusata, e produce nelle persone di non alta fortuna ingegni della maggior eminenza e capacità. Con questo entrò il padre in gran strettezza, ch'ha continuata sin alla morte. Di questo si valeva, se capitava qualche persona prattica de' paesi, per poter aver seco discorsi. E dirò questo di passaggio, che 'l capitare del padre a quel luogo cominciò del 1586, anni 21 avanti i dispareri tra la serenissima republica e Paolo V, dopo i quali vedendo ch'erano inventate tante calunnie e falsità, con danno anco del mercante, piú volte trattò di levarsi da quella conversazione. Ma il signor Alvise non vi ha mai potuto consentire, anteponendo la dimestichezza del padre ad ogni detrimento ch'indi potesse avvenirgli.
      Fu questo il tempo nel quale il padre ebbe il maggior bene et il piú quieto godimento della sua vita. Perché, se bene egli aveva tre grandi infermità come congenite, e dalle quali teneva d'esser accompagnato alla sepoltura, flusso epatico, procidenzia dell'intestino retto et un periodico dolore di capo, oltre il travaglio dell'emorroidi, egli le supportava con tanta ilarità e serenità di cuore, come se fosse stato il piú sano del mondo e le reputava come divini favori e naturali ammonizioni del disloggiamento che l'anima, al suo credere, fare doveva da questa vita.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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