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      Si trovava in compagnia del signor Pinelli, monsieur Perrot francese, degno d'eterna fama per la sua integrità, et il signore Marino Ghetaldo gentiluomo principalissimo in Ragusi, ancor credo vivente, conosciuto da me in Roma et a Venezia, un angelo ne' costumi e demonio (prendo il nome solo nella scienza) nelle matematiche. Il suo Apollonius redivivus et altre sue opere alla stampa lo mostrano avere o nessuno, o pochi pari. Sopravenne il padre per visitare il Pinelli, il quale allora inchiodato dalle podagre, fece nondimeno un sforzo grande per andar a riceverlo, come dopo nel licenziarsi fece anco, volendolo pur accompagnare. Del quale onore fatto ad un frate maravigliati i sudetti, richiese il Ghetaldi chi fosse quel soggetto, a cui vedeva fatto sí straordinario onore. A cui rispose il Pinelli (riferisco le parole sue medesime): "È il miracolo di questo secolo". E ricercando il Ghetaldi, che ben comprese parlarsi del sapere, in che professione: "In qual vi piace", disse il Pinelli. Di che vedendolo maravigliato, aggiunse: "Io so, signore, la vostra eccellenza nelle matematiche, facciamo una prova. Invitarò con noi il padre a pranso per domani. Abbiate voi in pronto qualche proposizione di quella scienza che vi paia poter esser pietra di tocco, e studiatevi tra tanto per esser ben provisto, che ne vedrete prova. Io sarò il proponente, né voglio saperne da voi cosa alcuna, se non nel lavare delle mani". E cosí fu esseguito. Non ho potuto saper il particolar problema o teorema, e ciò che portasse in campo il Ghetaldi.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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