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      E perché le ordinarie, che fosse soggetto senza alcuna virtú, senza alcuna litteratura, senza alcun merito, non giovavano, che i continui e gran doni che faceva in corte del cardinale e la grazia appresso il nipote del cardinale, Paolo Emilio, e del cardinal medesimo disfacevano quelle nubi tenere come venti boreali, et erano bastevoli per canonizarlo, non che giustificarlo in corte, prese un'altra strada piú violente, di far conoscere in corte alla congregazione della riforma, che allora era sopr'a' regolari et al papa medesimo, maestro Gabriele per uomo vizioso, scelerato, facinoroso e colpevole di gravissimi delitti. E passò tanto inanzi, che fece sparger per la corte che tutto quello che cavava in far spia, contrabandi, sino di sette umane, in sollecitar cause et ogni altra cosa, ch'è riprensibile in un uomo, non ch'in un religioso che pretendeva il generalato, tutto collava in corte dell'istesso protettore.
      Questo divise la povera religione de' servi in due fazzioni, i capi delle quali erano, dell'una maestro Gabriele tra' frati et il cardinale stesso di fuori, ch'imprudentemente interessatovi da maestro Lelio, vi si portava con maggior passione che niuno de' frati; e dell'altra il generale co' suoi fautori, ch'anco ad esso non mancavano appoggi, massime ch'essendo come l'argento vivo, non mancava per le corti de' cardinali e del papa medesimo di far sapere quello che succedeva, amplificando anco l'estorsioni, per profondere nelle corti de' cardinali, et in particolar ch'era levata dal protettore tutta l'autorità al generale, acciò che la grazia e la giustizia dependesse da maestro Gabriele, che tutto vendesse per presenti.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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