Il marzaro, che vive ancora, non specolando piú oltre, se non che costui era frate de' servi, veduto qualche frate, con querimonia gli narrò il fatto; e la andò di modo che fu cavato copia del processo e fatta capitar in Roma al generale, ov'era anco maestro Gabriele. Il qual generale portò il caso et il processo avanti il governatore di Roma, che, vedendo una ribalderia tale, né sapendo i favori che maestro Gabriele aveva in corte, lo fece sprovistamente carcerare. Non credo ch'in vita sua il Santa Severina si mostrasse mai tanto esser uomo, né facesse palese ch'anco i grandi sono uomini e soggetti agl'affetti stessi che la piú bassa plebe. Gridò, strepitò, batté de' piedi, maledí, andò dal papa, dal governatore. Non poté però cavare il prigione senza la dilazione di molti giorni. Perché anco il Lagrimino, ch'era passato in Umbria, fu carcerato in Roma, et in confronto sostenne le cose sudette. E benché dopo fosse fatto ridire, e caricato su 'l generale, e liberato, sparí però dal mondo senza esser Enoch.
Vidde benissimo il cardinale che non era piú possibile nel capitolo che instava in Roma crear generale maestro Gabriele. Pose però il generale sotto giudizio, lo fece trattener in Santa Maria in Via per carcere, particolarmente per l'accuse del Lagrimino d'esser stato subornato; e scrisse, e di suo ordine furono fatte nell'ordine tante essorbitanze e violenze, con pretesti, con cause e senza cause, adoperando gl'inquisitori, che non le crederebbe chi non le avesse vedute. Fra queste, nel capitolo provinciale di Venezia ch'instava e doveva celebrarsi in Vicenza, creò presidente con breve papale il vescovo di quella città, Michel Priuli, uomo di gran senno e prudenza, che vedendo da un canto la disposizione de' frati, e dall'altro i comandamenti del cardinale, non sapeva trovar partito.
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