Ma il padre facetamente raccordò la favola che la volpe prudente, al bando fatto dal leone degl'animali cornuti, si ascose, dicendo che, s'avesse voluto il leone che le sue orecchie fossero corna, chi avrebbe per lei tolta la diffesa? Risolse però d'andare. Ma come era suo solito d'essere cosí confidente nella divina providenza, come se le cause seconde si fossero per niente, e nondimeno tralasciare mezzo alcuno, come se le cause seconde fossero produttrici degl'effetti, ottenne prima buone lettere da amici all'ambasciatore per la serenissima republica in Roma et a molti gran prelati di corte; poi con lettere aperse tutto il fatto al cardinale d'Ascoli, ch'esso ancora era della congregazione del Santo Offizio, con cui aveva sempre continuato servitú e commercio anco di lettere, e da quello fu essortato andare.
[Il generalato del Montorsoli (1597-1600)]
In Roma si celebrò il capitolo generale, in quale non potendo il cardinale crear maestro Gabriele generale, cavò da Fiorenza un padre, che 15 anni era stato risserrato nelle sue camere a vita santa, dal quale n'anco restò servito; perché, o fosse zelo di coscienza, o altro rispetto, anch'egli abborrí estremamente d'operar che maestro Gabriele gli succedesse, et amò et onorò il padre in tutte le maniere possibili, contro gl'ordini ch'egli stesso diceva essergli stati prescritti, et offese in grado supremo il cardinale con avergli scritto una lettera longhissima, come apologetica, apertamente incolpandolo di tutti i mali che succedevano nella religione, o di mettere tutto sottosopra per far generale un scelerato, toccando senza rispetto i doni ch'entravano nella sua corte, con vendita di tutte le grazie et onori, et espilazione de' conventi.
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