Fu quella principessa in cattivo concetto appresso i buoni, d'aver poco fedelmente procurato il bene di Cesare da Este, et il padre sudetto anco esso, o per verità, o per intrinseca servitú con quella principessa, fu in fama sinistra d'aver nelle confessioni e raggionamenti, corrotto prima con larghe promesse e gran speranza, persuaso alla duchessa d'aderir alla fazzione ecclesiastica. Ne ebbe immediate una lieve ricompensa dal cardinal Aldobrandino del sudetto piccolo vescovato nel Regno; ma fu sempre trattenuto in Roma, deputato per uno de' prelati che essaminassero la sudetta controversia, et egli, a cui era ben nota l'erudizione del padre, procurò con lettere, con ogni sforzo, di farlo andar a Roma, con ampie promissioni. Dopo, vedendolo risoluto a non aprire la bocca a quei ventosi gonfiamenti, l'indusse per l'amicizia a rivedere quella materia, e con lettere comunicargli i suoi sensi. Ma questo non dové essergli di gran deviamento, perché già aveva sottilissimamente letti e studiati tutti i padri antichi et in tutti aveva una prattica singolare. Ma Agostino in particolare, in cui s'ha la dottrina spettante a quel ponto piú ch'in tutti gl'altri insieme (e si può dire che gli due tomi sesto e settimo, oltre il decimo, non abbino altro scopo), l'aveva cosí familiare, che non si poteva toccare un luogo, al quale egli subito non mettesse mano, et al sentirlo allegare, non sapesse s'era fedelmente portato, e ch'egli non potesse continuare in recitarlo piú a longo, e dire gl'antecedenti e conseguenti, come si fa d'auttore meditato e pratticato.
| |
Cesare Este Aldobrandino Regno Roma Roma Agostino
|