Si potriano qui rammemoarare gentiluomini e religiosi ch'ha fatti perfetti chi nelle morali, chi nelle matematiche, chi nelle naturali. Ma il ridursi ad esponere un auttore ex professo, Aristotile o Platone o san Tomaso o Scoto o Graziano (dalle matematiche in poi, le quali l'insegnarle senza ordine e non insegnarle è tutto uno), questo era cosí contrario al suo genio, che non lo poteva tollerare e l'aveva per un modo pedantesco, che servisse non per sapere e migliorar la sua anima, ma a parlar con sottilità et ostentar ingegno, et anco a farsi pertinace nell'opinioni, piú che scrutatore sincero della verità.
Ritornando alla narrazione, risolse d'aver seco in compagnia il sudetto fra Fulgenzio, il quale allora si ritrovava in Bologna, nel sesto anno di carico di leggere la teologia scolastica, avendo prima letto tre anni a Mantova, et anco dal generale dell'ordine era stato disposto che perseverasse altri tre anni in Bologna, et aveva datovi principio. Ma il comandamento del maestro, che lo ricercava senza eccezzione e con espressione d'averne necessità per la sua vita, gli fece rompere tutti gl'ostacoli, e lasciata la lettura e qualunque speranza che potesse aver conceputa di dignità nella religione, e con sicurezza di quello che in breve gl'avvenne, della confiscazione della sua povera libraria e di quelli mobili che si trovava concessi ad uso, venne ove la carità del suo amato maestro o padre lo richiedeva.
Dopo che la controversia tra questi due gran prencipi uscí da termini di potersi metter in negozio per le sole parti, prima che altri principi potessero interponersi, come di poi fecero, per l'accomodamento, era il padre con gl'altri consultori continuamente adoperato dalla publica prudenza, investigando l'eccellentissimo senato come, salva la riverenza debita alla Sede apostolica, dovesse governarsi per mantenere la sua libertà e potestà di prencipe soprano et independente nel suo dominio.
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