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      Imperoché nell'opere scritte nella necessità di quei dispareri piú fu lo studio in quello che conveniva tacere che dire. Potrà ben, chi leggerà, avvertire la gran modestia con che parla in un tempo, che con scandalo alla posterità egli era stato lo scopo di tutte le penne maligne, petulanti e tinte di piú veleno di calonnie e maledicenze che d'inchiostro. Contuttociò, come non irritato mai, osservò con ogni isquisitezza piú tosto di diffendere la causa che stimava giusta, che rispondere alle detrazzioni.
      Si sono ancora vedute le rubriche di 206 capitoli d'un'opera, che si vede ch'egli aveva nell'idea, della potestà de' prencipi, le quali danno indizio che dovesse esser la piú bella et importante composizione che sia mai comparsa al mondo. E se ne può far argomento dall'estesa ch'egli ha fatta de' tre primi capitoli solamente; la prima abbozzatura de' quali di mano del padre istesso è capitata in mano dell'illustrissimo signore Giorgio Contarini. Quel signore, ch'oltre la nobiltà dell'illustrissima sua casa, ha congionta una vivacità d'ingegno incomparabile et un giudizio singolare et altre doti che lo rendono cospicuo, facendo raccolta di molte cose peregrine, massime de' non volgari scritti de' piú grand'uomini, ha procurato questa, e con prudenza non la lascia uscire di sua mano, a mio credere perché, sendosi mandate quelle rubriche in diversi paesi ove si trovano uomini celebri in dottrina et erudizione, per incitargli, se sia possibile, ad intraprender l'impresa di scriver quell'opera, di cui il padre ha lasciata la sola idea, il spargersi de' tre sudetti capitoli già abbozzati potria piú tosto levar l'animo a chi che sia, ch'incitarlo all'impresa, per dubbio di non aggionger ad un capo umano un collo equino e membri difformi.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





Giorgio Contarini