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      Che del rimanente questo signore, oltre la sua propria credenza che potesse trovar in un frate un groppo di tante virtú eccellenti, dopo che ne venne in conoscenza e si fece con la conversazione intrinseco, non l'onorò, ma, si può dire, l'adorò come un nume; perché il grande suo ingegno gli faceva penetrare l'eccellenza di quell'anima; e dopo morte nissuno è stato piú ardente in onorarlo. Fu egli quello che dopo morto, mentre chi piú doveva meno ci pensava, come avviene in tali casi, ne fece fare l'effigie in gesso et in tela, per poterlo poi, come ha fatto, scolpire in madreperla, intagliar in rame. E non gl'essendo queste imagini riuscite di gusto, fa ogni cosa per averne l'effigie in marmo. Tutti affetti del suo cuore generoso et argomenti dell'intelletto sublime.
      Viene a proposito di questo luogo il raccordare il manifesto torto che gl'hanno fatto gl'ecclesiastici di concepire contro di lui un odio cosí arrabbiato et ingiusto per i suoi scritti o per i suoi diportamenti per il tempo ch'è stato al publico servizio, poiché ne' suoi s'è astenuto da ogni recriminazione, et ha servato tutte le leggi d'un vero teologo e riverentissimo della Sede apostolica e della pontificia dignità et auttorità. E piacesse a Dio che tutti fossero tali, che sarebbe in altra venerazione, e la venerazione piú ampiamente estesa. E quanto a' scritti altrui, non credano gl'ecclesiastici ch'in quel tempo mancassero le persone che rispondevano in forma a tante calonnie e maledicenze contra la serenissima republica et i difensori della sua causa.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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