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      Fu verificato per documenti publici che, nel venire Ridolfo Poma con i compagni a Venezia, levò mille scudi dalla camera d'Ancona, et essendo dopo il fatto a Ravenna con la nuova dell'uccisione del padre Paolo, furono onoratamente ricevuti, e fu detto ch'anco dalla camera di Ravenna avessero altri mille scudi; ma non l'affermo, perché non consta di certo. Gli si providde di carrozza e di compagnia armata, e nell'altre città di Romagna andavano con gl'archibugi in apparenza di trionfo. Cosí venivano accarezzati da' governatori, sino ch'in Ancona, ove essendo per mare precorsa la fama che 'l padre era ferito, ma non morto, parve molto scemarsi l'allegrezza. Arrivarono a Roma, ove, se bene furono ricevuti et assegnatigli trattenimenti, non però fu sodisfatto alla loro aspettazione; e dimorarono in Roma sino che tutti capitarono male: prete Michiel Viti fu posto in Torre di Nona (non ho potuto sapere qual fosse la causa o pretesto), ove trovandosi un frate de' servi carcerato, questo a molti di quell'ordine riferiva di pazze cose sentitele dire, che gl'erano state promesse, e le maniere di questo negozio, ch'egli diceva gran servizio da sé fatto alla Chiesa. Al Poma, nel farlo prendere dal barigello, fu d'archibugiata ucciso sugl'occhi suoi, o ferito onde morí, un figlio ch'aveva seco, et egli mandato a Civitavecchia, ove miseramente morí in carcere. S'è veduto gl'anni dopo in Venezia un altro figliuolo del Poma, giovine di gran statura e di bellissimo aspetto, ma del tutto forsennato, e però scherzo de' fanciulli, stracciato mezzo ignudo e mendicando anco.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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