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      Nel ritorno del cardinal in Roma riferí che i cattolici di Germania ricevevano scandalo ch'in Roma fossero trattenute persone, ree di cosí essecrando delitto, onde gl'eretici prendevano occasione di publicare scritti nefandi contra la persona del papa e con l'ignominia di tutto l'ordine de' cardinali. Penetrò al pontefice questa narrazione, o fosse aiutata, per non dargli i diecimila scudi promessi, dal loro parlare ardito, che l'irritasse. Certo è che diede ordine che fossero licenziati da Roma, benché con trattenimenti in altri luoghi. Il che parve loro cosa sí aspra, che si diedero a lamentarsi d'esser traditi, e che queste non erano le promesse loro fatte, con quali s'erano posti ad evidente pericolo di morire ne' patiboli, mancandosegli ora di fede, in maniera ch'anco fra' turchi sarebbono d'infamia, irritando tanto quegl'animi de' grandi et impazienti d'ogni lieve ingiuria, che gl'avvenne l'infortunio narrato; provando l'antico detto: "Non piacer ad alcun prencipe i traditori"; e "La divina giustizia con piede zoppo giongere i piú veloci cursori".
      Ora ritornando al ferito padre, la prima cosa, legate le ferite e coricato in letto, fu prepararsi nella sua anima verso Dio, per prender, come la mattina seguente fece, la santissima communione con somma umilità, pregando tutti i padri, che con molte lagrime erano assistenti, di scusarlo se per l'impedimento delle sue ferite non poteva molto parlare, como avrebbe desiderato, per poter con maggiori dimostrazioni del dolore de' suoi peccati chieder perdono a Dio.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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