Era ben mosso da un zelo ardentissimo della stessa conservazione della santa Chiesa e religione a biasimare come colpevoli di gran peccato i prencipi che non si curano di conservare illesa quella giurisdizzione e potestà, che Dio gl'ha concessa. Sopra di che ha molto scritto e con fondamento di pietà e verità irrefragabile. Perché l'auttorità la dà Dio al prencipe, non per sé, ma per benefizio del popolo; et il prencipe n'è come depositario, custode et essecutore, non padrone, che la possa alterare e diminuire. E però è crassa ignoranza e pravissimo peccato il non conservarla come Dio l'ha conferito, et i prencipi forse di cosa di maggior offesa non sono rei avanti Dio che di aver per un zelo ignorante lasciata usurpare cosí gran parte della lor giurisdizzione, che non possono piú reggere i popoli alla loro cura commessi senza continuare altercazione di giurisdizzione. L'incuria de' prencipi in questo è stata perniziosa alla Chiesa di Dio et all'istesso ordine ecclesiastico. Chi considererà senza passione, come faceva il padre, le controversie che sono state nella Chiesa, troverà, com'egli deplorava, questa esser l'origine vera di tutti i mali che ha introdotto nella Chiesa un governo il piú politico mondano che fosse mai, occupati gl'ecclesiastici in cose non pur diverse, ma contrarie al ministerio da Cristo instituito, e tenuto il cristianesimo in perpetui dissidii. E le divisioni, oggidí tra' cristiani irrevocabili per altro mezzo che per l'onnipotente e miracolosa mano di Dio, teneva certo esser nate, non tanto per ostinazione in diversità e contrarietà di dottrina, quanto dalla contesa di giu
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