Un altro particolare non è da tacere in tal proposito. Il cardinal Bellarmino, col quale il padre aveva avuto conoscenza, come s'è detto, e ben che fossero corse le scritture a stampa di sopra menzionate, non restava però nell'uno e nell'altro estinto quel buon affetto ch'aveva per radice la virtú e carità cristiana, mandò due volte a fargli amorevoli salutazioni: l'una per un secolare romano, che gli disse per parte del cardinale che si guardasse accuratamente, perché n'aveva bisogno, et un'altra volta dovendo venire da Roma ad un capitolo di Mantova il padre fra Alberto Testoni, nativo di Venezia, ma frate romano, che vive et è fatto maestro di teologia, gli impose il sudetto cardinale che, passando a Venezia salutasse con molto affetto per suo nome il padre e l'assicurasse che non gl'aveva persa l'affezzione. Di che prendesse questo argomento, ch'un frate vicentino, e nominò un fra Felice che vive, aveva sotto nome di vita del padre composto com'un libello famoso, e fattolo presentare al papa Paolo V, il quale l'aveva dato ad esso cardinale da vedere, per riceverne il suo parere, se si doveva publicare, e che la relazione fu ch'esso cardinale conosceva molto ben il padre, e che Sua Santità poteva creder a lui, ch'erano le cose narrate calonnie notorie, ch'avrebbono fatto disonore a chi le publicasse. Cosí narrò maestro Alberto Testoni al padre, et altri ancora.
In offese di tutte le sorti, e nella vita, e nell'onore, (che le calonnie contro di lui publicate a stampa sono infinite, che quel stuolo de' libellanti, persuaso di dar pasto alla corte, ha cosí passato il segno d'ogni professione cristiana, ch'a guisa di ciurme di rane delle paludi fangose della sfacciatagine pare aversi tolto per impresa sino dove possi arrivare la maledicenza) il padre mai mostrò segno, né di sdegno, né di rissentimento o di vendetta.
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