Il Contarini, gentiluomo d'un candore singolare, di natura placida, soave, niente contenziosa, ma però soda, rispondeva che, quanto a' scritti del padre, egli non era né teologo, né giurisconsulto, che se ne volesse con Sua Signoria Reverendissima prender contesa, ma che poteva ben assicurarsi che non fossero né cosí ignoranti, né empii, come il nunzio gli faceva, dal vedere ch'in tutti gli Stati de' cattolici ricevevano una gran commendazione da' piú dotti e pii professori delle scienze; ma che della vita e de' costumi era ben certo, e sapeva non solo per relazione, ma per esperienza ch'era irreprensibile, e faceva una vita santa, ritirata et essemplare. Al che replicava il nunzio Ubaldini che tanto piú si confermava nella sua opinione, che fosse un uomo tristo et un ipocrita esquisito dalla sua irreprensibil vita.
Piú violentemente trattava in Francia Maffeo Barberino nunzio, che con amplificazioni poetiche gridava ch'era peggio di Lutero e di Calvino, e non s'asteneva di dire che conveniva ammazzarlo. Riseppe che 'l padre scriveva e riceveva lettere da alcuni di quei signori conseglieri di Parlamento e sorbonisti della buona stampa, che tengono la diffesa della legitima potestà secolare, s'oppongono all'usurpazioni di Roma e mantengono la libertà della Chiesa gallicana. E veramente scriveva e riceveva lettere da monsieur Gillot, Leschassier, Servino, Richer, Bucciello, alcune anco da Casaubona, quando era fama costante che si facesse cattolico. Le lettere erano sempre consulte di giurisdizzione.
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