E veramente è cosa rara ch'in complessione cosí debole non si vidde convalescenza. Il piú delle volte non si sapeva che fosse ammalato che dalla ciera che l'accusava; del resto faceva l'azzioni solite.
Con questo tenore di governarsi da se medesimo si ridusse al 61 di sua età, quando di luglio, trovandosi in casa del signor Servilio Treo, in una gravissima consulta fu sorpreso da una febre pravissima, che gli durò 18 giorni continui, e cominciò con un strano accidente, che non gl'era possibile prender né cibo, né bevanda, che, come se gli presentava, lo stomaco l'abborriva. Di maniera ch'egli restava in se stesso maravigliato e si doleva di non si poter comandare e - come diceva - vincer un'opinione falsa. Sugl'accessi medesimi in quegl'ardori di luglio, come, chiedendo, se gli presentava l'acqua fresca, lo stomaco l'abominava. Di che egli alle volte ne rideva e ne diceva delle facezie. Non fu possibile schifare le visite de' medici, perché il publico lo comandava. Egli diceva: "Questo ho avanzato, che mi conviene ad altri piú creder di me, ch'a me medesimo". Non si passò però ad altro ch'a piú volte discorrere del suo male e proponer qualche medicamento; de' quali proposti molti, egli si contentò d'un facile e semplice, proposto dal signor Santorio, che gl'era antico amico di strettissima conversazione. I medici et il Santorio piú degl'altri l'ebbero per morto. Di che parlandogli il padre maestro Fulgenzio, disse il padre che teneva sicuro di dover guarire di quella infermità, ma se sentisse gravarsi avrebbe avvisato.
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Servilio Treo Santorio Santorio Fulgenzio
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