Ma finalmente, dato nell'impazienza et in un lamento che fosse piú difficile veder fra Paolo che 'l papa medesimo, uno de' gentiluomini veneti che gli teneva compagnia, s'avvisò pur di dirgli che 'l padre, come consultor di Stato, per legge non poteva senza publica saputa aver congresso con prenxipi e loro ministri. Fu fatto comandar al padre di trovarsi col prencipe. Al che ubidí, benché mal volentieri, ma volse che 'l congresso fosse fuori del monasterio e con presenza publica, come se fosse presago di ciò che doveva accadere. Visitò il prencipe in casa dell'illustrissimo signor Angelo Contarini cavalier, il quale venuto da fresco dall'ambasciaria di Francia, di publico ordine lo corteggiava.
Nel congresso non restò punto ingannato il padre, ch'aveva sospetto, ch'oltre la propria curiosità del prencipe, doveva anco ad instanza d'altri circondarlo d'interrogazioni. Tutto il discorso tra loro seguito si ritrova scritto co' medesimi concetti e parole, e dato ove si doveva. La sostanza fu che 'l prencipe, come di gran nascita, quale si sa, cosí d'una vivezza d'ingegno straordinaria, con buona erudizione, stette continuamente su la tentativa in materia delle sette di questo tempo, massime de' riformati di Francia, che vituperava come perniziosi al governo; della superiorità del concilio al papa; della libertà della Chiesa gallicana; se sia lecito valersi dell'armi di quelli che contra noi dissentono nella religione; dello scommunicare de' prencipi; e piú di tutto chi fosse l'auttore dell'Istoria del concilio tridentino, ove principalmente il prencipe, per altrui instigazione piú che per proprio genio (tanto può la contagione di chi prattica con certi religiosi), inclinava.
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