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      Insinuavano la religione romana esser stata insensibilmente inbastardita e ridotto in religione tutto quello che fa per gl'interessi della corte. Raccoglievano i gravami intolerabili contro i prencipi, i quali ne' presenti ne fanno indoglienze gravi e continue. Discendevano a' particolari della serenissima republica, che, confinante co' turchi per piú di 800 miglia, con la casa d'Austria per cosí gran tratto di paese e col papa solo si può dir in poche miglia di spiaggia e d'arena, riceveva nondimeno piú molestia da questa parte e piú turbazioni di giurisdizzione in un mese, che da tutto il rimanente in dieci anni, oltre le cotidiane, poi che trattano i nunzii col prencipe con tanto imperio et insolenza, come se gli fosse schiavo, non che suddito, portando sempre inanti la testa di Medusa, il pretesto della religione, per spaventare i timidi, e non penetrano la profondità de' suoi arcani (e tutto lo sforzo era in scoprire gl'arcani del papato) i piú politici che mai fossero al mondo. Questo male, che tutto di peso era stato cagionato da' medesimi ecclesiastici, da essi veniva poi attribuito, come s'è detto, a quegl'eminentissimi soggetti principali mantenitori della causa publica, ma sempre principale era il nostro padre. Questo (se crediamo a' corteggiani) era quello ch'eccitava i protestanti a fare capitare libri ch'illuminassero i popoli; questo che consigliava quei grandi esser necessaria mutazione di religione, perché i pontefici sono ridotti a tale, che vogliono la servitú d'Italia.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





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