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      Che la perfezzione e totale purità è il termine al quale il fedele e la santa Chiesa istessa tende, non la strada per la quale travaglia. Le chiese, fondate dagl'apostoli istessi et ove essi predicavano e residevano, non esser state essenti da imperfezzioni; di che l'Epistola a' galati ne fa chiaro testimonio, ma piú la Corinziaca. Che quanto alla carità, altri aderivano a Pietro, altri a Paolo, altri ad Apollo, con scisma et espressa divisione di Cristo. Quanto a' dogmi, v'era chi negava la resurrezzione. Quanto alla concordia, si tiravano a liti a' tribunali d'infedeli. Quanto a' costumi, v'era fornicazione, inaudita anco fra idolatri. Quanto a' riti, la cena del Signore era convertita in banchetti, ove altri era ebrio, altri famelici. E pure l'apostolo la riconosce per Chiesa vera e corpo di Cristo. Quanto piú dobbiamo star saldi nella Chiesa ove Dio per grazia singolare ci ha posti, ancor che nel governo vi fossero imperfezzioni et abusi, che si convertissero in gravami anco intollerabili.
      Ma se crescono oggidí questi mali, la colpa è de' prencipi medesimi, i quali, non curando del precetto divino, che strettissimamente gl'obliga ad aver cognizione della sua santissima legge o della religione, hanno trascurato questo debito totalmente, come se la religione fosse cosa che non gli toccasse e come se non avessero essi da render conto a Dio, o per sé, o per i sudditi, di trascurarne la cura, l'essame e la diffesa, contra i precetti della divina Scrittura, dottrina de' santi concilii e padri et uso de' pii prencipi, contentandosi d'una religione, senza saper ciò ch'ella sia, né come si debba conservare senza corruzzioni e tollerando per interessi, adulazioni o connivenza l'inganno de' popoli con continue alterazioni sotto specie di devozione e pietà, con una licenza cotidiana, non solo a' religiosi, ma ad ogni sorte di persona, d'inventar nuovi riti a grandezza e guadagno, senza considerar che finalmente ogni rito porta seco la sua credenza, e cosí la religione s'altera e s'accomoda agl'avanzamenti di chi la maneggia.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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