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      Se quando i nunzii et ecclesiastici vengono sempre mascherati della religione e de' sacri canoni, abusando i secondi e terzi per i primi, quelli che governano, secondo il precetto divino instrutti, sapessero quali fossero i canoni che toccano la fede, i quali la republica inviolabilmente osserva e venera, e quali quei che toccano le cose ecclesiastiche della disciplina et ammimistrazione de' beni e negozii secolari, e che non concernono ponto fede o religione, ma grandezza della corte, e sapessero e volessero mantener in questi la potestà che Dio ha data a' prencipi, gli caverebbono bene la maschera e farebbono arrossire di credere poter cosí stranamente abusare l'altrui bontà o semplicità, e si rifarebbono dell'ingiuria continua che gli viene fatta; come se si offendesse la religione in diffendendo quella potestà che Dio gl'ha concessa, e la giurisdizzione che non può il prencipe lasciare diminuire senza gravissimo peccato.
      Di questo pio suo senso esser argomento la riverenza suprema, con la quale in tutte le consultazioni e suoi scritti egli ha sempre venerato la Sede apostolica et i sommi pontefici, non restando per ciò di apertamente esponere la verità in quello che concerne la legitima potestà che Dio ha data al prencipe. Dolersi a torto quelli che vorrebbono gl'ecclesiastici senza affetti: "Erunt vitia donec homines". I ministri de' prencipi ricercar l'avantaggio de' suoi signori. Se gl'ecclesiastici si servono a ciò di pretesti di religione, dolgansi di se medesimi gl'altri, se non s'instruiscono a potergli ridurre al ponto con la verità in mano e mostrargli che non minor zelo s'ha della religione, ch'abbiano essi, per non passar piú oltre.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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