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      Il che fatto, non si può dire quanto fosse grato a quei signori, trovando ne' suoi cuori e negl'affetti non solo quelle condizioni dell'amicizia di quel grand'uomo, con sí rari essempi poste per un'idea d'una perfetta amicizia, ma d'averle anco di gran longa trapassate. E pure era solo a fabricarsi quella mole, che poi nel genere di virtú civile è pervenuta ad essere l'ottavo de' miracoli; le cui preparazioni furono infiniti non ordinarii ufficii vicendevoli; il fondamento una fede e sicura confidenza, di tanto poter creder all'amico, quanto a se medesimo; la construzzione una carità, che ha fatto vedere quei eccessi nel signor Marco, di poter in un momento, non per gradi, spogliarsi quei mali et inveterati abiti de' vizii di giuoco e di lascivie, et altri, che l'avevano ridotto a miserabile fortuna, per non esser dannoso alla facoltà di cui, in virtú d'amicizia, era divenuto padrone; e nel signor Barbarigo, con moglie e prole numerosa, di poter in vita far padrone assoluto un altro, da tutti conosciuto consumator del suo, ma del solo Barbarigo fido e sicuro amico.
      Ma non visse il padre a poter vedere di questa fabrica il colmo impostogli dopo, colle due piramidi inscolpite dal scalpello di tutti i giudiziosi col "Non plus ultra". Perché in sua vita vidde ben in casa del signor Barbarigo padrone il signor Marco, e seppe il specolare di quei signori, come avendo ne' suoi cuori ben stabilito l'"amicorum omnia communia", anco nell'esterno si potesse in tutto e per tutto pratticare.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
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