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      Tutto il rimanente lo spendeva nella meditazione dell'altra vita, et immediate dispacciava fra Marco, il quale con gl'altri famigliari lo ritrovavano nel suo luogo, ch'era avanti il suo crocifisso, a' piedi del quale aveva, come s'è detto, un cranio naturale d'un morto; et alle volte cosí attento, che da fra Marco veniva sorpreso senza che se n'accorgesse. E con tutto ciò egli occultava questa sua divozione con tutti i modi possibili, perché nel licenziar il sudetto, sempre usava dirgli che se n'andasse, ch'egli voleva prender un poco di passatempo in far castelli in aria di cose matematiche et in dar licenza al suo cervello d'andarsi dove gli piacesse. E quando veniva sorpreso, sempre aveva pronta qualche scusa, o d'aver fabricati istromenti, o figure, o simili. Ma avanti un crocifisso et un teschio naturale si può ben congietturare che fossero altre contemplazioni e piú degne di quell'età e mal affetto corpo.
      In tal maniera s'andò portando convenientemente sin all'ingresso dell'inverno del 1622, ch'era già entrato nel 71 di sua età, che in quello si vidde manifesto mancamento delle virtú vitali e la declinazione delle sue forze diede manifesti segni del disloggiare che quella grand'anima, ch'in se stessa non sentí vecchiezza, presto doveva fare dall'infermo tugurio del corpo.
      La sua statura era mediocre; la testa, in comparazione del corpo, molto grande, perché con tutto che fosse tanto magro, che sotto pareva un'orditura d'ossi, il capo nondimeno non l'accusava tale, ma piú tosto il contrario.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190

   





Marco Marco