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      Era nella parte di dietro e sopra tondo, bene proporzionato; la fronte molto spaziosa, e declinando un poco dal mezzo alla parte sinistra si mostrava prominente una vena cosí grande che terminando giustamente nel mezzo, ove comincia rilevarsi il naso, quando era piena, pareva grossa com'un dito e quando vuota, lasciava un canaletto capace d'un picciol dito, e s'alterava dal pieno al vuoto spessissimo. I cigli ben incurvati, occhi grandi, vivi, negri; e nella vista aveva avuta sino al 55 anno della sua vita una vivacità straordinaria, che se con altri leggeva una lettera, l'aveva letta tutta prima che l'altro cominciata. Il naso piú tosto grosso e longo, ma molto uguale; poca barba e rara, ch'in qualche luogo mancava, però senza difformità alcuna. In faccia vedendolo, s'avrebbe creduto piú tosto in carne ch'altrimente. Il color soave, che quando era sano tirava un misto di bianco rosso, con certa gialura che non disdiceva. Gli corrispondeva anco il collo, poi si dava nella magrezza detta. In tutto si formava un aspetto grave, ma giocondo, che pareva allettasse a trattar seco. La mano, la piú bella che si potesse vedere, longa oltre modo. Le dita parevano torniti, ma longhi oltra misura. Pativa d'ordinario alle mani e piedi estremamente il freddo, al che non aveva trovato rimedio migliore che ferri caldi, che portava sempre palle involte.
      Ma all'entrar dell'inverno crebbe talmente la sua passibilità, che le mani et i piedi, come se fossero stati ferro o sasso, non ricevevano dall'interno calore, e dall'esterno se non fugace.


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Vita del padre Paolo
di Fulgenzio Micanzio
pagine 190