Di tali petulanze erano pieni gli scritti loro.
Ma venuto il Natale, che 'l padre maestro Fulgenzio di costume andava ad annunziargli la festa santissima della natività di nostro Signore con la formola usata per ilarità: "Ad multos annos, sancte pater", egli rispose liberamente che quello era il suo ultimo, e cosí seriamente che ben s'avvidde ch'era con altra osservanza da quella con che soleva dire della brevità del suo futuro fine. E non è dubbio che di già si sentiva male e fosse anco con febre, perché era stato suo costume non mutare le sue azzioni per febri longhe ch'avesse.
Il giorno dell'Epifania è certo che 'l male l'incalzava, e quella mattina prese medicina e gli tornò male, perché chiamato d'andar a palazzo, non si scusò su la sua indisposizione e preso medicamento, tanta era la sua modestia, onde chiamato la seconda e la terza volta, v'andò e ne ritornò con manifesto peggioramento, non avendo quei due seguenti giorni potuto ricever cibo, né la notte riposo. Né però si pose al letto, et alli 8, domenica si levò, celebrò la messa, fu alla mensa al refettorio, et il dopo pranso, essendo venuto il signor Luigi Sechini a visitarlo, seco passeggiò longamente. S'avvidde il Sechini che non stava bene e glielo disse, et egli allora confessò che veramente aveva necessità di stendersi; il che fece, secondo il suo solito, vestito sopra una cassa, postasi sotto una coperta. Continuò anco sin al venerdí seguente, fra il quale et il suo transito non fu se non un giorno intermedio, sempre levandosi di letto, vestendosi, facendo le sue fonzioni solite, leggendo, scrivendo; e quando non poteva piú, si stendeva sulla cassa e si faceva legger da' altri.
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