Al che il padre maestro Fulgenzio, che sapeva l'interno del padre e con longa prattica quello che sentisse del vivere e morire, s'oppose e disse non esser il padre di quelli a chi convenisse parlar in maschera o per cerimonie. Che dicesse pur liberamente, che 'l padre avrebbe con tranquillità sentito il stato suo, ch'era sicuro essergli piú nota, ch'ad altri. Al che avendo fatto cenno il padre d'assentire, e poi anco fatta bocca di ridere, allora disse il medico che 'l polso testificava una vita fuggente e che sarebbe mancata quella notte et in poche ore. A che il padre con ciera lieta e con faccia tendente al riso, rispose: "Sia lodato Iddio; mi piace ciò ch'a lui piace; col suo aiuto faremo bene questa ultima azzione". E volendo ancora il medico entrar in raccordare qualche ristoramento, lo interruppe il padre e disse: "Lasciamo pur queste fatiche, e Vostra Signoria mi risolva due dubbii. Il primo è che io son certo et ho piena persuasione che tutto quello che mi si presenta da prender è cosa buona. Con tale certezza la piglio in mano, e come arriva alla bocca, come se mi cangiasse in quell'instante il cervello, mi si rende orribile et abominevole. Il secondo", e ciò detto gli mancò la lena, e non espresse ciò che fosse. Et il medico, dalla vena sentendo lo smarrirsi dello spirito vitale, ordinò ch'alle otto ore se gli dasse qualche ristoro, e tra tanto un poco di moscato raro, ch'egli avrebbe mandatogli da casa; al ricevere del quale, ch'era già sei ore della notte, disse: "Questa mi pare cosa violenta".
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Fulgenzio Iddio Vostra Signoria
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