Morí dunque nel narrato modo il padre Paolo, con fama appresso il mondo d'uomo incomparabile, et appresso chi l'aveva conosciuto e pratticato d'un'integrità singolare e santità di vita, quale di raro si vegga, e con commendazione fatta come proverbiale; che s'avesse avuto la grazia della corte e servito agl'interessi di quella, sarebbe nel calendario e numero de' santi. Ne fecero allegrezza in Roma con le solite dicerie, né il papa medesimo si contenne di parlarne come d'opera di Dio, in levarlo dal mondo, come se fosse gran miracolo che muora un uomo d'anni settanta uno. Né egli però fu immortale, che morí al principio di luglio di quell'anno.
Egli ha vivuto al mondo anni 71, età decrepita, chi risguarda la sua complessione, la consumata sapienza, la perfezzione delle virtú et il suo o desiderio, o speranza di vivere; ma troppo breve, se si considera il servizio che ne riceveva il publico, o il comune desiderio, perché era interesse della serenissima republica ch'il suo servizio fosse altretanto durabile, quanto fu assiduo e fedele. Un essemplare di cosí rare virtú era degno d'una piú longa vecchiezza, anzi d'una gioventú perpetua, se l'umanità lo tollerasse in questa vita. Se a lui per suo rispetto la morte, che non poteva esser inaspettata, né improveduta, non fu immatura, per noi almeno fu acerba, e se visse assai per sé, visse poco al publico, a cui tutto viveva. Fu con quella occasione da molti veduta la sua cella e visitata, che osservando quella povertà religiosa, senza ornamento alcuno, restorono edificati, et i principali senatori la dicevano un paradiso ove albergava quell'angelo.
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