S'io voglio fare qualche impressione, io debbo, non solo rispondere a tutto ciò che han potuto dire tutti quelli che han sostenuto la tesi contraria, ma benanco imaginare e ribattere tutto quel che potrebbero dire, trovare per essi delle ragioni da distruggere, e poi quando tutti i loro argomenti sono demoliti, io non ho finito; mi si intima di provare la mia tesi con prove positive inconfutabili. Più ancora; quando io avessi consumato il mio compito, e schierato di fronte ai miei avversari un esercito d'argomenti perentori; quando avessi disteso a terra fino all'ultimo dei loro argomenti, ancora si stimerebbe non aver io fatto nulla, poichè una causa che si appoggia per un lato sull'uso universale e per l'altro sopra sentimenti d'una eccezionale vigoria, avrà in suo favore una presunzione molto superiore alla specie di convinzione, che un appello alla ragione può produrre nelle intelligenze, le più alte eccettuate.
Se io ricordo queste difficoltà, non è già per lagnarmene, il che non mi gioverebbe punto; esse si ergono sul sentiero di tutti coloro che attaccano dei sentimenti e delle consuetudini in nome della ragione. La maggior parte degli uomini ha d'uopo di coltivare lo spirito meglio di quel che si sia fatto fin qui, perchè si possa chieder loro di riportarsene alla loro ragione, e di abbandonare certe norme succhiate col latte, sulle quali riposa buona parte dell'ordine attuale del mondo, all'intimazione del primo ragionamento al quale non potessero resistere colla logica.
| |
|