Se questa proposizione sembra paradossale, lo si deve fino ad un certo punto al progresso della civiltà ed al miglioramento dei sentimenti morali dell'umanità. Noi viviamo, o per lo meno una o due delle nazioni più avanzate del mondo, vivono in uno stato nel quale la legge del più forte sembra totalmente abolita, nè sembra più servire di norma agli affari degli uomini; nessuno l'invoca, e nella maggior parte delle relazioni sociali, niuno ha diritto d'applicarla; se qualcuno lo fa, egli s'adopra, per riescire, a coprirsi con qualche pretesto d'interesse sociale. Tale è lo stato apparente delle cose, e si si lusinga che il regno brutale della forza è finito; e si finisce per credere che la legge del più forte non può essere l'origine delle cose che continuano a farsi oggidì; che le attuali istituzioni, comunque esser possano le origini loro, non si sono conservate fino a quest'epoca di civiltà avanzata, se non perchè si sentiva con tutta ragione ch'esse convenivano perfettamente alla umana natura, e servivano al bene generale. Non può farsi idea della vitalità delle istituzioni che pongono il diritto a lato alla forza; non si può imaginare con quale tenacità vi si aderisce; non si pon mente alla forza, colla quale e i buoni ed i cattivi sentimenti di quelli che tengono il potere, si uniscono per ritenerlo; non si si figura la lentezza colla quale le cattive istituzioni si cancellano, l'una dopo l'altra, principiando dalle più deboli, da quelle che sono meno intimamente intrecciate alle quotidiane abitudini della vita; si dimentica che quelli che esercitano un potere legale, perchè avevano dapprima avuto la forza fisica per loro, l'hanno di rado perduto prima che la forza fisica sia passata nelle mani dei loro avversarii; e non si pensa che la forza fisica non è dal lato della donna.
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