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      Non si può in pari tempo mantenere il potere del marito e proteggere la donna contro i suoi abusi; tutti gli sforzi sono inutili; ecco ciò che la rovina. Non v'ha che la donna che, i figli eccettuati, dopo aver provato che ha sofferto un'ingiustizia, sia ricollocata sotto la mano del colpevole. Per cui le donne non osano anche dopo i trattamenti i più odiosi e prolungati, prevalersi di leggi fatte per proteggerle, e se nell'eccesso della loro indignazione, o cedendo a consigli, esse vi ricorrono, non tardano a far di tutto per non isvelare che il meno possibile le loro miserie, per intercedere in favore del loro tiranno, ed evitargli il castigo meritato.
      Tutte le condizioni sociali e naturali concorrono a rendere press'a poco impossibile una ribellione generale delle donne contro l'autorità degli uomini. La loro posizione ne è ben diversa da quella delle altre classi di sudditi. I loro padroni ne esigono assai maggiore servitù. Gli uomini non s'appagano dell'obbedienza delle donne. Essi si arrogano un diritto anche sui loro sentimenti. Tutti, i più brutali eccettuati, vogliono avere nella donna che è loro strettamente unita, non una schiava sol-tanto, ma una favorita. Conseguentemente, essi nulla trascurano per educare il suo spirito al servilismo. I padroni d'altri schiavi, contano sul timore che ispirano essi stessi, o che ispira la religione, per assicurarsi la loro obbedienza. I padroni delle donne vogliono più dell'obbedienza, per cui han rivolto a profitto dei loro disegni tutte le forze dell'educazione.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161